Nella giornata di ieri, la presidente di Horse Angels odv ha avuto un incontro al Masaf con il Dirigente Remo Chiodi, la Dott.ssa Davanzo del dipartimento veterinario e i segretari dei procedimenti amministrativi di primo e secondo grado sul tema dell'archiviazione in appello di un numero elevato di presunti doping agli ormoni nelle corse di cavalli per vizi di forma.
Nell'incontro predetto, si sono analizzati i motivi del ribaltamento delle decisioni di primo grado ed evidenziati i vizi di forma accettati dalla commissione d'appello per arrivare a quelle conclusioni di annullamento. Fatto presente che il nuovo regolamento in vigore da settembre 2023 ha risolto le criticità per cui ciò è stato possibile, Horse Angels non si definisce comunque soddisfatta totalmente dall'incontro se si tratta di chiudere un occhio sul passato e confidare unicamente sul futuro, se a prendere le decisioni sul doping saranno le stesse persone che hanno fino ad oggi favorito un' interpretazione del regolamento a favore dei presunti dopatori.
Significhiamo perciò quanto segue.
L'annullamento di sentenze di primo grado, non già perché il doping non sussista, ma per eccesso di garantismo nei confronti della difesa dell'incolpato, ammanta di irresponsabilità perpetua chi ha volontariamente somministrato un ormone per far crescere i muscoli del cavallo. Non si tratta di sostanze per le quali ci può essere incauta somministrazione o non rispetto dei tempi di sospensione, bensì di sostanze totalmente vietate.
Condonare senza "ammende" quanto successo per vizi di forma che la commissione di appello avrebbe potuto disconoscere, come già in primo grado, significa dare manforte alla ricerca di escamotage da parte degli allenatori e loro difensori e avvallare che la compagine giudicante, nella sua terzietà, possa essere eccessivamente garantista nei confronti degli incolpati.
Secondo Horse Angels, la commissione d'appello non ha favorito con il suo atteggiamento purista sul cavillo un'ippica pulita e trasparente, facendo emergere una giustizia sportiva che anziché offrire certezze al pubblico di punizione del doping, trasmette una percezione di giustizia simile ad un gioco d'azzardo dove vince il più furbo a manipolare il regolamento per farla franca.
In particolare, nella lotta al doping, andrebbe tenuto un atteggiamento prudenziale e quando ci si trova nel territorio di confino tra garantire un incolpato e i suoi strumenti di difesa o favorire il benessere del cavallo, stare dalla parte del più debole, ovvero del cavallo. Una commissione di appello sempre dalla parte dell'incolpato per eccesso di garantismo, indebolisce la tutela equina.
La nuova dirigenza del Masaf ha fatto della lotta al doping un capo cardine, ma se è possibile giocare con il regolamento e le sue interpretazioni, si trasmette un messaggio che di fatto indebolisce la lotta al doping, aumenta la percezione di insicurezza sulla pena, logora la fiducia nell'ippica da parte dell'opinione pubblica, causa un danno all'erario (per la mancata percezione delle sanzioni amministrative per doping) e alimenta tensioni con le associazioni animaliste deputate alla tutela del cavallo.
Non si tratta di giustizialismo, ma di garantismo anche per il cavallo, soggetto di diritto, riconosciuto come tale dall'art. 9 della costituzione. Garantire il cavallo è più importante del garantire un incolpato con doppia analisi positiva per doping all'ormone, perché il cavallo non può difendersi da sé.
Va ricordato che nella maggior parte dei paesi occidentali la presunzione d’innocenza cessa già dopo il primo grado di giudizio. Far valere la presunzione di innocenza per vizi di forma, e non per indagini ulteriori per capire se l'ormone avesse ragione d'essere nelle analisi antidoping per motivi diversi dalla somministrazione volontaria, ha negli ultimi anni garantito l'impunità di presunti dopatori. Questa è una deviazione della giustizia perché si è tradotta nella far prevalere le ragioni di chi ha presumibilmente dopato i cavalli garantendo loro una immunità amministrativa.
Il regolamento, se aveva zone d'ombra, poteva essere cambiato molto prima. Invece, dispiace che un regolamento che ha permesso lo strumento dell'impunità sia stato tenuto in piedi per un ventennio, garantendo i cavilli e non i cavalli.
In conclusione, ci aspettiamo dalla nuova direzione ippica un segnale forte di discontinuità nel modo in cui viene amministrata la giustizia sportiva, come nominare una nuova commissione d'appello che garantisca meglio d'ora in poi i cavalli. Come potersi fidare, infatti, che d'ora in poi le cose andranno in modo diverso, se sono sempre le stesse persone che finora hanno interpretato il regolamento a favore degli incolpati a giudicare?!?!? La ricerca dei cavilli è il mestiere degli avvocati e non possiamo sapere ad oggi se il nuovo regolamento non presenterà zone d'ombra. Ma dobbiamo poter contare su una commissione giudicante che nella sua terzietà voglia andare al sodo sulla sostanza per il doping, non facendosi prendere per i fondelli dagli escamotage di mestieranti che fanno dell'annullamento delle sentenze per doping la loro ragione d'esistere.