« Per averti farei di tutto tranne perdere la stima di me stesso….E se è questo che tu mi chiedi, io ti perdo ma stavolta resto in piedi, anche se qui dentro di me qualcosa muore...Si, per averti, per averti, farei di tutto ma rinuncio con dolore, si per averti farei di tutto ma non ti voglio, non ti voglio senza amore, eh...» Condivido le parole di questa canzone di Celentano: anch’io non voglio “avere un cavallo” a questo prezzo! Preferisco lasciarlo libero se per montarlo devo passare per una strada senza amore, che lo umilia, lo stressa, lo robotizza, gli toglie quello che Oliveira definiva "il maestoso" ovvero l'attitude e lo spirito che un cavallo ha allo stato brado e che bisogna saper conservare durante tutto il suo percorso di educazione e di apprendimento. Chi non ricorda la scena del film "L'uomo che sussurrava ai cavalli" in cui il cavallo nel tondino viene poi costretto a coricarsi con forza.? Il "join-up classico (far fuggire in ambiente confinato) è estremamente stressante" infatti è la tecnica da sempre usata nei circhi con le fiere e altri animali non-domestici ... A questo proposito il Dott. Heini Hediger, biologista svizzero noto per le sue ricerche sul comportamento, ha scoperto e descritto negli anni '50, il GIOCO DELLE DISTANZE che si stabiliscono nelle relazioni tra gli animali. Temple Grandin, ricercatrice autistica statunitense, che pare abbia una anormale capacità di immedesimarsi nella mente degli animali, concorda nell'affermare che il join-up è estremamente stressante ed aumenta il tasso di cortisolo.
Questi disegni non hanno bisogno di commento alcuno, in quanto dimostrano da sé come la "doma dolce" sia confusa col rinforzo negativo e il metodo del «putting through» teorizzato da Heini Hediger.
Il «putting through» è un metodo coercitivo che si ottiene tramite movimenti passivi (movimenti indotti dal domatore, solo o con i suoi assistenti). Secondo il Dott. H.Hediger, fondatore della biologia dei parchi faunistici, i più famosi numeri da circo sono ottenuti in questo modo. Questa forma di addestramento è possibile soltanto con animali « per i quali la distanza di fuga di fronte all’uomo non esiste più». L’addestratore utilizza la reazione della fuga (distanza di fuga) e la reazione di difesa dell’animale (distanza critica) per imporgli la sua traiettoria. Questa viene guidata da una frusta o un bastone che rappresenta il prolungamento dell’addestratore. L’animale si trova ancora di più, di fronte ad un’impossibilità di reazione.
Durante un’edizione di Fieracavalli, di qualche anno fa, ebbi il privilegio di chiacchierare con il signor Albert Moyersoen a proposito della "doma dolce". In un ring poco lontano si svolgeva, infatti, una dimostrazione pratica di uno di questi metodi giuntici da oltreoceano. Questo allievo e amico del grande Maestro Nuno Olivera, mi confidò sorridendo che esisteva un libricino, della metà dell’Ottocento, che già illustrava questi sistemi divulgati come "inediti e innovativi". Recentemente, ho avuto la fortuna di imbattermi in questo testo, edito nel 1858, “L’art de dompter les chevaux” e non posso esimermi dal farvene parte.
Nella prefazione del traduttore F.De Guaita, si racconta che, quando la fama di Salomon Rarey era all’apice, avvenne un deplorevole incidente. A Londra, durante un’affollatissima lezione , cito testualmente: « uno degli allievi, il signor Leslie, mostrò un libretto scritto nel 1856 dal signor Rarey sull’arte di domare i cavalli selvaggi, e si lamentò molto amaramente che gli avessero fatto pagare duecentocinquanta franchi per un segreto che tutti potevano comprare con 6 pence ». Rarey replicò che: « in verità, aveva fatto stampare un libretto nel quale spiegava il suo metodo, e che in assenza di accordi internazionali, non poteva opporsi alla riproduzione dello scritto». Più avanti, il testo riporta anche il caso del famoso cavallo Stafford:«che è ritornato, qualche giorno dopo il trattamento, cattivo come prima, ma nonostante ciò l’efficacia del suo metodo è incostentabile. L’eccezione conferma la regola. Stafford è un cavallo già adulto». A proposito della natura del cavallo, Rarey sottolinea che: « Fortunatamente per noi, Dio l’ha creato in modo tale che noi possiamo agire su di lui come vogliamo, il cavallo è, a tutti gli effetti uno schiavo sottomesso, perchè ignora la sua schiavitù ». Più avanti, introduce il Metodo Powell per "Avvicinare un giovane cavallo" secondo il libro pubblicato nel 1814, dal titolo “L’arte di addestrare i cavalli selvaggi”. Segue quindi tutta una serie di consigli per stabilire un contatto in dolcezza e fiducia. Poi Rarey puntualizza che, con un cavallo vizioso, un po’ selvaggio, in ogni caso “ignorante” come i cavalli che non hanno mai visto l’uomo, è necessaria tutt’altra tecnica. E precisa:« Per ottenerne l’obbedienza, bisogna farsi temere. Per tutti i cavalli, il nostro motto è: "Facciamoci temere ed amare e il cavallo ci obbedirà". Non possiamo ottenere una sottomissione perfetta se non risvegliamo in lui questi due sentimenti; la paura, poi l’affetto producono la fiducia, per mezzo della quale noi governiamo il cavallo a nostro piacimento, qualunque sia la sua natura ». Non si fa quindi mistero che in fondo: «Entrando nella scuderia, sarà necessario munirsi di una frusta lunga [...] a cui vi attaccate une buona in punta in seta in modo da poter produrre sia schiocco rumoroso sia un vivo dolore». E più avanti «Se invece di essere timido, il vostro cavallo è restio, se ha un carattere da mulo, se corica le orecchie quando vi vede avvicinare, se cerca di sgroppare, vuol dire che che non ha per l’uomo quel rispetto timoroso che è necessario perchè voi possiate arrivare velocementea manipolarlo à vostro piacere. Sarà bene, in questo caso di cominciare a dargli qualche buon colpo di frusta sule gambe, vicino al corpo.»
E’ indubbio che nel testo in questione si fa, più volte, riferimento ad accarezzare e calmare con la voce il cavallo, ma è il PUNTO DI PARTENZA che non condivido.
Qualora voleste invece far coricare un cavallo, senza usare alcun metodo coercitivo, è possibile utilizzare il clicker scomponendo l’esercizio in fasi successive, SHAPING, e sfruttando semplicemente alcuni comportamenti naturali e quotidiani del cavallo o AUTOSHAPING.
Cominciamo con l’insegnare al cavallo ad ABBASSARE LA TESTA (Head Lowering).Questo esercizio, inoltre:
1) Sviluppa il controllo emotivo perché per il cavallo abassare la testa ha un effetto calmante
2) Trasforma il carattere del cavallo, stabilizzando un buon comportamento generale (buona condotta)
3) Progressivamente si inverte la tendenza naturale del cavallo a tirare o a appoggiarsi sul morso estendendo l’incollatura.
Personalmente, io uso il comando vocale “GIÙ”.
Poi , clicchiamo quando il cavallo gratta il suolo prima di coricarsi. Clicco e ricompenso , senza che il cavallo vada oltre a questo comportamento.Cambio quindi il comando vocale e uso “ROTOLINO” (che è quello che conserverò una volta insegnata tutta la sequenza). Clicco questa fase, aspetto che si alzi e ricompenso.
Quando infine il cavallo a imparato a coricarsi, lascio la mia postazione, a qualche metro da lui, e mi avvicino con cautela. Accarezzo a lungo e aspetto a cliccare per insegnarli a restare coricato più a lungo e con me accanto. Vorrei ricordare, a chi non conosce personalmente questo cavallo, di razza arabo-berbera, che era molto timoroso e nevrile. Grazie a questo esercizio, sono riuscita a migliorare moltissimo la nostra relazione!
La nostra relazione nel quotidiano! Il percorso di questo cavallo, tramite il rinforzo positivo, è stato impressionante perché aveva subito un grave incidente e, per poterlo ricucire sul petto (27 punti tra interni ed esterni) il vetrinario aveva ustato appunto le balze per coricarlo (previa pre-anestesia).Scioccato da questa esperienza traumatica e dolorosa , mai avrei pensato di poterlo ricondurre, in una calma e fiducia assoluta, ad una situazione "similare". In piena collaborazione....
THANK TO CLICKER TRAINING