Se stanchi di aspettare di far qualcosa di attivo, se è loro negato il necessario esercizio fisico o diversivo, i cavalli possono manifestare segni di noia, quando non di disagio psicoesistenziale. Come si manifesta la noia?

Il cavallo sposta il peso continuamente da un piede all'altro (ballo dell'orso) o altri vizi di stalla. Può cercare di attirare l'attenzione con comportamenti quasi mai apprezzati da proprietari e detentori, sintomi che anziché soppressi, dovrebbero fare da segnale per dare una risposta adeguata che sia la cura. 

Sopprimere i sintomi infatti, non toglie la noia o frustrazione, semmai le intensifica spostando il male più in latenza, cronicizzando il disagio, fino a che, eventualmente, non si manifesterà in modo più aggressivo a livello di malattia o di comportamenti del cavallo non equilibrati.

Un cavallo annoiato può tentare la fuga se ne vede l'opportunità, mettendo a rischio se stesso ed altri. Anche questo è un buon motivo, se non bastano quelli di benessere, per ripensare alla gestione del cavallo dal suo punto di vista.

Come rispondere alla noia del cavallo? Se il proprietario non ha sufficiente tempo da dedicare alla movimentazione e socializzazione dell'animale, non rimane che pensare a un tipo di gestione dove il cavallo si intrattiene da solo con i suoi simili, si procura da solo l'esercizio fisico di cui ha bisogno, e similari.

4671916e4ebc0ad9ffd835add78aa2b7A questo proposito occorre mettere in evidenza come i bisogni secondari dei cavalli, (quelli primari si riferiscono ad acqua, cibo, ricovero in sufficienza) sono già riconosciuti in testi a valore di legge in alcuni paesi dalla normativa più avanzata per il benessere animale. In codeste nazioni, è codificato che il cavallo abbia bisogno di stalle attive, socializzazione con i simili, libero sgambamento.

A ben pensarci, non sono benefit solo per il cavallo, ma liberalizzano anche i proprietari dall'obbligo di dover essere responsabili quotidianamente dell'intrattenimento del proprio animale.

Chi mai, se non un sadico o un masochista, potrebbe aver piacere a pensare di possedere un animale e avere l'obbligo, 365 giorni l'anno, di provvedere in prima persona al suo benessere psicofisico? Avere il cavallo, in siffatta situazione, non è un lusso, ma un peso quando non un morbo.

Insomma, la libertà del cavallo, da questo punto di vista, corrisponde a maggiore libertà, minori obblighi morali, anche dei proprietari.

Quindi sarebbe il caso, laddove non sia già stato fatto spontaneamente, che l'industria equestre italiana si adeguasse ai nuovi paradigmi di benessere equino, al di là dei bisogni primari, essenziali, e della sanità (cure mediche al bisogno). Il benessere del cavallo oggi è un concetto olistico, psiche e mente, che richiede strutture e spazi adeguati anche all'intrattenimento "self-service" dei cavalli ospitati, perché la maggiore libertà del cavallo corrisponde a maggiore libertà anche per il proprietario e favorisce la diffusione del possesso del cavallo anche a titolo di puro svago, compagnia, affezione.

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