Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, nata duchessa in Baviera, fu imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia e di Croazia come consorte di Francesco Giuseppe d'Austria. Nata nel 1837 a Monaco, morì assassinata nel 1898 a Ginevra, a mano di un emigrato italiano in cerca di giustizia sociale, Luigi Lucheni.
Per tutti conosciuta come Sissi, era molto diversa da come ce l'ha consegnata il teleschermo interpretata da Romy Schneider. Nella decostruzione e ricostruzione storica ultima, viene rivista come una pessima governante, moglie e madre, avendo dalla sua solo a compensazione due pregi: era una bellissima donna e un'eccellente amazzone.
In particolare, la migliore del suo tempo. Era abile nella caccia alla volpe, nel salto ostacoli, nelle corse e nello spettacolo "circense".
Tuttavia, mentre per un uomo del suo lignaggio all'epoca sarebbe stato scontato diventare cavaliere, facendo parte dell’educazione stessa di un aristocratico, Sissi dovette imporlo contro ogni convenzione sociale.
Era talmente appassionata di cavalli ed equitazione, che trascorreva la maggior parte del suo tempo in giro per l'Europa per il suo hobby. Aveva una scuderia personale di 30 cavalli di varie razze, per varie discipline e teneva di più agli abiti da equitazione che a quelli di corte.
Sissi, per essere la migliore equestre donna d'Europa, dedicava molto tempo all'allenamento, che fino agli anni ’80 la teneva occupata tutti i giorni a scanso di altri impegni. Ma non poteva fare a meno di andare a cavallo: per lei era liberarsi da altri obblighi che le stavano meno a cuore.
Dopo i cavalli, amava così solo i cani.
Nel suo appartamento all’Hofburg aveva fatto appendere, anziché ritratti dei suoi familiari, dipinti che raffiguravano cani e cavalli prediletti. Dei suoi cavalli diceva: "Molti sono morti per me, e nessun essere umano l'avrebbe mai fatto: piuttosto mi ucciderebbero!”
Intenzionata ad apprendere i segreti dell’Alta Scuola d’equitazione, Sissi assunse come sue istruttrici anche delle famose acrobate del Circo Renz, Emilie Loiset e Elise Petzold, per imparare ulteriormente acrobazie e salto agli ostacoli.
Sissi era così amica della circense Elise, che le due erano date per amanti saffiche, da lei negato.
Secondo gli inglesi della società internazionale di caccia alla volpe, presso i quali si recò per la prima volta nel 1874, “Quell’attività le dava gioia e faceva trasparire le sue doti migliori. Era serena e felice, e quand’era lieta era buona, premurosa e generosa, l’esatto contrario della creatura egoista, introversa e capricciosa della corte viennese".
Partecipava a battute di caccia alla volpe intensive come unica donna con compagnie fino a 100 uomini.
Partecipava a gare, corse, battute di caccia, allenamenti, spettacoli di cavalli dall'Irlanda, all'Inghilterra, alla Francia e all'Ungheria, oltre che in Austria dove era imperatrice. Se fosse vissuta ai giorni nostri, la si sarebbe definita una "eventer" onnipresente nel mondo del cavallo europeo d'élite.
Non mancarono le cadute. Quando succedevano questi incidenti, il marito Francesco Giuseppe la tempestava di lettere in cui la scongiurava di smettere di cavalcare e di tornare ai suoi impegni a casa, ma a nulla valevano questi richiami coniugali.
Smise solo intorno agli anni '80, in seguito a lunghi problemi di salute causati dal nervo sciatico infiammato e si fece promettere dall'unica figlia con la quale aveva esercitato un minimo di attività genitoriale, Maria Valeria, che quest'ultima non sarebbe mai diventata un'amazzone.
Certo, cavalcare all'amazzone, cioè a latere, per anni e anni, tutte quelle ore intensive al giorno, non doveva essere un gran benefit per la colonna vertebrale.
Di Sissi come amazzone sono rimasti molti ritratti.