L'ippodromo non ha l'impianto di illuminazione, ok. Ma visto che l'ippodromo di Ferrara ha poche corse l'anno, perché non se le fa assegnare a giugno o a settembre in sede di programmazione corse?
Che in estate negli ultimi anni ci siano temperature record è fatto risaputo, quindi perché non programmarle queste corse, in un ippodromo come quello di Ferrara che non ha l'impianto di illuminazione, in date più sostenibili?
Sempre in merito all'ippodromo di Ferrara e alla riunione del 24 agosto, diversi ippici ci hanno chiamato, chi ha sostenuto di aver rinunciato a iscriversi per il troppo caldo, chi di non poter sostenere i costi di una trasferta la sera precedente per l'esborso in danaro che richiede il dover programmare l'alloggio (per cavalli e persone).
L'Ippodromo di Roma ha chiuso per l'estate, perché non è attrezzato per le corse in notturna. Lo stesso dicasi dell'Ippodromo di Palermo. Quegli ippici, a loro spese, si sono dovuti trasferire altrove. Allora perché due pesi e due misure? Quegli ippodromi senza impianto di illuminazione chiudono in estate, mentre l'Ippodromo di Ferrara, privo di impianto di illuminazione, apre in estate alle corse.
Sperando in una programmazione migliore per il 2024, aggiungiamo anche che ci sono cavalli che corrono troppo spesso. Sarebbe il caso di settare un limite di iscrizione a cavallo ogni 6 giorni. Per gli ippodromi che fanno la stagione estiva, basterebbe allungare la stagione a 4 mesi anziché 3, per avere lo stesso numero di corse ma più dilazionate nel tempo.
Con la scarsa affluenza negli ippodromi, anziché correre 3 volte alla settimana, sarebbe più utile concentrare le riunioni nel week end, che permette maggiore affluenza: più sostenibilità per gli spettatori, per gli ippici e per i cavalli.
La gente che lavora, non può di certo recarsi nei giorni feriali in ippodromo per vedere corse fino oltre alla mezzanotte. Concentrare le corse nel fine settimana, significherebbe avere un maggior numero di partenti, più rispetto per il pubblico che deve anche lavorare per vivere, e più rispetto per i cavalli e per gli operatori ippici. Anche questi ultimi devono infatti poter "sfiatare": fanno orari di lavoro peggiori degli operai in fabbrica e per un ricavato economico che non è a stipendio fisso.
"Meno per più" è un principio chiave in tutto il mondo del cavallo. Forse sarebbe meglio alzare i premi e concentrarli in un numero di corse inferiore.
E' tutta una questione di programmazione e la programmazione è la chiave di svolta per riformare ulteriormente l'ippica, dopo l'ottima impresa ministeriale di cambiare il regolamento per le sostanze proibite, per ottenere una sostenibilità e modernizzazione sempre maggiore, in linea con la contemporaneità.
Nel ringraziare per tenere conto di queste considerazioni trasmesse, in accordo con gli ippici "diversamente animalisti" che già rappresentiamo informalmente, in attesa che il riconoscimento formale come associazione di interesse per l'ippica arrivi (la richiesta pende da febbraio 2023),
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