Nell'ippica italiana, purtroppo, l'antidoping è come la facciata delle case dei film western: sembra che dietro ci sia un'abitazione o un saloon, ma è tutta un'illusione che va bene solo per il cinema, la realtà è tutt'altra cosa. Però costa un botto di soldi, il che mette la coscienza a posto a molte persone.
Vi faccio solo un esempio: un'ora prima delle corse un paio di cavalli vengono chiamati all'antidoping con l'altoparlante per il prelievo di sangue volto a cercare il bicarbonato di sodio (forse sarebbe più appropriato parlare di 'milkshake') usato per ridurre la quantità di acido lattico nel sangue dei cavalli e migliorarne la resistenza alla fatica e quindi le prestazioni.
È come un segnale di 'liberi tutti' perché si sa che nessun altro verrà chiamato, quindi chi vuole può fare una sonda senza il timore di venire smascherato, perché tutti sappiamo bene che all'eventuale controllo dopo la corsa il bicarbonato non sarà individuato. Basterebbe un controllo a campione a qualche cavallo quando sta per entrare in pista (per un prelievo di sangue bastano pochi secondi) e i risultati sarebbero diversi, molto diversi.
Frequento le scuderie degli ippodromi italiani da più di trent'anni e ne ho viste di tutti i colori, persino commissari girarsi dall'altra parte quando passavano davanti a un box dal quale spuntava un imbuto collegato a un tubo.
La stessa cosa accade per guidatori e fantini: il 95% finisce davanti alla commissione di disciplina perché assume dietro prescrizione medica (e lo ha dichiarato prima del prelievo esibendo la relativa ricetta) medicinali per il controllo della pressione arteriosa o altre patologie croniche, tutti medicinali che non influiscono sul comportamento in corsa. Capita, invece, di vedere guidatori e fantini entrare in pista in stato di alterazione e nessuno dice niente: se andranno al controllo doping verranno squalificati dopo parecchie settimane. E può capitare anche che qualcuno ti chieda di prestarsi a fare pipì al posto suo!
Le cose da fare per ovviare a queste situazioni sono poche, semplici e neppure tanto costose: basterebbe guardare ai paesi dove l'ippica funziona meglio, molto meglio che in Italia. In Francia e Svezia, per esempio, i box per i cavalli sono puliti e sigillati, con paglia nuova (in Italia a volte non è così), e ci sono telecamere anche nelle scuderie. Negli Stati Uniti i cavalli fanno isolamento da quando arrivano in ippodromo a quando se ne vanno in un ambiente video sorvegliato, mentre in Italia l'isolamento serve solo a tenere lontani i proprietari.
Quanto a guidatori e fantini, basterebbe ripristinare i tamponi salivari alla ricerca di alcol e droghe: chi è positivo non entra in pista per evitare che sia un pericolo per sé e gli altri, e fa i prelievi per un controllo più approfondito. Altro che appiedamento postumo!
Ridurre il doping per i cavalli e per gli uomini vuole dire incrementarne il benessere!
Paolo Morelli, giornalista e gentleman, per Ippica Nuova