Studio pubblicato su Scienza del comportamento animale applicata, Volume 249, aprile 2022, 105598, di Sarah R.B. King e altri.
Benché la castrazione sia una pratica comune nei cavalli domestici, pochi studi sono stati condotti sui suoi effetti sui selvatici. Su questi ultimi la castrazione è praticata per il controllo della popolazione, dunque per evitare che i cavalli selvatici aumentino troppo di numero. Pratica che conduce poi alla loro cattura e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, deportazione in paesi come il Canada, dove poi finiscono come carne da macello.
Questo studio è durato per quattro anni (2017-2020) e si è svolto in due aree di cavalli selvatici nello Utah occidentale, Conger e Frisco.
I cavalli sono stati castrati dopo essere stati radunati da personale apposito. Per quanto riguarda Conger, sono stati castrati il 42% dei maschi adulti, per poi essere riammessi nell'areale con i loro gruppi sociali.
Lo studio riporta che la castrazione non è stata causa di mortalità, né di perdita o di aumento significativo di massa corporea.
Le condizioni fisiche dei castroni si sono dimostrate fluttuanti, stagionali, in modo simile a quelle dei maschi rimasti interi.
I castroni hanno dimostrato di mantenere gli stessi comportamenti che avevano da stalloni. Nello specifico, non si sono allontanati dal loro branco con le femmine per congiungersi agli scapoli, anche se, suggerisce lo studio, la capacità di mantenere l'harem probabilmente si degrada nel tempo.