"Corretti principi di gestione del puledromigliorano il benessere del cavallo adulto". La nuova pubblicazione del Ministero della Salute e dell'Università di Messina.
Il ministero della Salute ha pubblicato un manuale con i principi guida per la corretta gestione e educazione del puledro. Il testo, redatto in collaborazione con l'Università degli Studi di Messina, nasce dall’esigenza di fornire corretti indirizzi di gestione del puledro che si riverberano sul benessere del cavallo adulto.
La pubblicazione è un unicum in Italia, infatti non esiste una precedente trattazione dei principi di gestione, educazione e allenamento del puledro. Nel testo, preceduto da un'introduzione generale che presenta il puledro e le sue caratteristiche, è descritta l'influenza dell'attività locomotoria sullo sviluppo del tessuto ostearticolare.
Si legge nel manuale
I cavalli giovani mantenuti in box individuali, subiscono privazioni sensoriali e non sviluppano le stesse vie neurali dei consimili gestiti in modo più naturale, oltre che presentare, per come già detto, un ritardo della maturazione muscolo-scheletrica. È comunque certo che la risposta fisiologica allo stress da isolamento comporta modificazioni a carico della formula leucocitaria, con un aumento del rapporto neutrofili/linfociti, associate ad un aumento del cortisolo plasmatico e diminuzione della risposta immunitaria locale dopo inoculazione intradermica di fitoemoagglutinina. Questo porta ragionevolmente a pensare che la continua stimolazione prodotta da vari stressors, comporti altresì una maggiore probabilità di affezioni anche non manifeste.
Le tecniche di allevamento del cavallo rappresentate dal tradizionale monotono box influenzano, quindi, negativamente le esigenze cinetiche, relazionali ed etologiche del puledro, impedendo il normale sviluppo muscolo-scheletrico e la maturazione degli schemi comportamentali specie-specifici.
Rispetto all’ambiente naturale, la scuderizzazione convenzionale comporta:
Movimento spesso innaturale, troppo breve o infrequente;
Socialità estremamente limitata;
Alimentazione scarsamente variata, rappresentata da pochi pasti abbondanti;
Temperatura ambientale condizionata dalla tipologia dell’infrastruttura di ricovero;
Illuminazione spesso insufficiente;
Postura del corpo generalmente innaturale, spesso con la testa alta, che altera i naturali appiombi.
Nel tentativo di ricreare un minimo di “condizioni naturali”, a volte il cavallo viene messo in paddock durante la giornata, ma se esso non può relazionarsi con i suoi simili, il risultato sarà in ogni modo sofferenza da privazione specifica. Infatti, nonostante il lungo processo di domesticazione cui è stato oggetto il cavallo nei secoli, la dipendenza dal branco e la necessità del contatto con i suoi simili sono caratteristiche ancora ben presenti.
È piuttosto raro trovare management che prevedano il mantenimento dei cavalli in gruppi che si avvicinino alla struttura naturale, piuttosto la tendenza è di formare gruppi omogenei per sesso e per età, quindi le femmine sono tenute separate dai maschi, i giovani dai più adulti, etc. Fanno eccezione i maschi castrati, che possono essere inseriti in qualunque genere di gruppo.
Alcune ricerche, confrontando le risposte comportamentali e fisiologiche all’addestramento iniziale tra giovani cavalli bradi e stabulati, sono arrivati alla conclusione che la privazione delle opportunità di interazioni sociali, limita le performances di apprendimento dei comportamenti naturali, con importanti limitazioni nella risposta al primo addestramento. E’ stato osservato, infatti, che i soggetti stabulati hanno richiesto più tempo per completare l’intera procedura di training, rispetto a quelli tenuti al pascolo. Da considerare anche come l’esposizione a stimoli nuovi in soggetti di specie sociali posti in isolamento, provoca reazioni fisiologiche e comportamentali di paura di maggiore entità, rispetto a quelle di animali mantenuti in gabbie con partners, come testimoniano studi effettuati nei ratti, nei pulcini e nelle scimmie.
Altre indagini hanno rilevato che, anche se le frequenze cardiache basali nei cavalli mantenuti al pascolo, sono risultate più alte il primo giorno di training, i dati ottenuti dalle osservazioni comportamentali hanno suggerito che gli animali si adattano più facilmente all’addestramento, rispetto ai soggetti stabulati.
Con il tempo, le condizioni di stabulazione associate ad esercizio limitato, limitata accessibilità al pascolo e limitato contatto con i conspecifici, influenzano lo sviluppo del comportamento e la capacità di apprendimento, che risultano limitati e/o impoveriti nelle loro componenti gestuali, mimico-espressive e motorie di dominanza e sottomissione, contribuendo allo sviluppo di comportamenti atipici, quali tic d’appoggio, ballo dell’orso, camminare nel box, incensamento e mordersi i fianchi, diminuendo di conseguenza l’addestrabilità ed il valore del cavallo.
Le dimensioni ed il design del box influenzano, pertanto, sensibilmente le potenzialità cognitive dei puledri stabulati singolarmente, alterandone qualitativamente e quantitativamente l’etogramma, rispetto a puledri allevati in paddock e con rilevante frequenza di comportamenti anomali quali il leccamento ed il mordicchiamento delle strutture del box. Ma, al di là dell’età, in cavalli stabulati in box singolo, l’attività locomotoria ed il tempo dedicato all’alimentazione non nutritiva risultano maggiori, rispetto a quelli stabulati singolarmente ma con la possibilità di vedere i conspecifici nei box adiacenti. La tipologia di ricovero ha un impatto diretto sulla capacità d’apprendimento e quindi sull’addestrabilità, elementi essenziali per i cavalli in qualsiasi disciplina sportiva.
Elementi di management
L’allevamento è l’arte di trarre il maggior utile possibile dalle disposizioni individuali e di razza dei soggetti prodotti, coordinandoli ad un determinato fine zootecnico. Lo sfruttamento economico del cavallo è rappresentato, essenzialmente, dall’ottenimento del massimo rendimento in termini di velocità, di potenza, d’armonia o di massa, secondo l’indirizzo produttivo. Qualsiasi sia la destinazione d’uso, ciò che è tacitamente richiesto a questi animali, come se fosse possibile annullare secoli di specializzazione evolutiva, sono generiche doti di docilità e di obbedienza, spesso pretese ed estorte sin dalla giovane età e, soprattutto, nella fondamentale fase sensibile, temporalmente individuata dalla nascita allo svezzamento, che condiziona enormemente le qualità caratteriali del cavallo adulto.
I fattori che incidono nei primi anni di vita ed in particolare nel primo semestre, possono condizionare la loro vita da adulti e determinare la durata della loro carriera. Pertanto è fondamentale impostare l’approccio precoce con il puledro, emulando l’imprinting dell’oggetto motorio (reazione del seguire), comportamento innato che determina l’instaurarsi del legame madre-figlio ed il suo mantenimento.
L’obiettivo di questo tipo di manipolazione è quello di creare un legame di familiarità dell’animale con l’uomo, permettendo di anticipare e definire in modo assolutamente naturale, i comandi di base propedeutici al corretto sviluppo delle successive fasi d’addestramento.
In generale i puledri manipolati da neonati, risultano più trattabili e meno reattivi. La manipolazione deve proseguire oltre lo svezzamento, fino al primo addestramento, quando sarà necessario agire verso la propedeutica eliminazione delle risposte antipredatorie innate, quali l’evitamento e la fuga.
Nell’ambito delle tecniche d’addestramento una componente estesamente indagata, per la sua potenziale influenza sull’equilibrio emotivo del cavallo, è stata la manipolazione ed il governo della mano. Gli studi condotti per indagare le interazioni tra maneggiabilità, abilità d’apprendimento ed emotività nel puledro hanno dimostrato che i soggetti maneggiati appena svezzati operano meglio di quelli di un anno d’età non maneggiati. Puledri manipolati settimanalmente, dalla nascita fino a 90 giorni d’età, ottengono un migliore punteggio nel test di novità confortato da valori di frequenza cardiaca che attestano la predisposizione all’investigazione e non la chiusura provocata dalla paura del nuovo.
Indagini più recenti hanno dimostrato che puledri manipolati presentano significative diminuzioni delle frequenza cardiaca durante le performance ad una varietà di test d’apprendimento ( novel object test, attraversamento del telo, isolamento ) rispetto a puledri non manipolati, concludendo che la manipolazione dei puledri, oltre a riflettersi positivamente sulle curve di apprendimento, potrebbe favorire un migliore equilibrio emotivo. Dall’insieme delle indagini citate si è venuto a delineare un nuovo approccio metodologico all’addestramento del cavallo che si basa sulla creazione di un rapporto di reciproca fiducia emulando la natura gregaria del cavallo ed utilizzando i suoi canali comunicativi.
Un allevatore razionale deve tendere a sviluppare in modo equilibrato tutte le naturali predisposizioni del cavallo, in quanto solo attraverso un governo e una gestione corretti, si costruiscono le basi di fiducia del puledro, per il futuro lavoro del cavaliere. L’addestramento di base è importante per qualsiasi cavallo, sia per impieghi dilettantistici sia agonistici: quanto più costruzione muscolare e tecniche di addestramento, saranno applicate con procedure lente e graduali, tanto più il cavallo sarà disponibile e ricettivo nei confronti del lavoro e del cavaliere.
In definitiva, per raggiungere prestazioni ottimali nell’impiego sia sportivo che ludico, vanno considerati e sviluppati tutti gli elementi che entrano in gioco, quindi non solo le abilità fisiche dell’animale, ma anche e soprattutto i tratti della sua personalità. Oltre che gli aspetti del temperamento come l’emozionabilità o la reattività agli umani in situazioni di manipolazione, l’abilità d’apprendimento del cavallo è un altro importante tratto della sua personalità.
La produzione di un cavallo pronto per la vendita in tenera età, comporta dunque la necessità di specializzare le tecniche di management, in modo da ottimizzare la crescita e lo sviluppo dei giovani cavalli. Allevare ed addestrare un cavallo è oneroso sia in termini temporali che economici, quindi la possibilità di selezionare quanto più precocemente possibile i soggetti, in relazione al temperamento più adatto al loro futuro utilizzo, riveste un’importanza particolare per la filiera equina (allevatori, allenatori, proprietari). Ciò che il mercato richiede all’allevamento, sono soggetti attenti, equilibrati e precoci: si acquista un cavallo di tre anni sperando che sia già pronto per specifiche discipline equestri o appena domato. È dunque logico dedurre che è sempre più forte l’esigenza di creare un ambiente di crescita per i puledri che sia ricco di stimoli (intra- ed interspecifici), correlati all’età dei soggetti.
Gestire il giovane cavallo massimizzando l’innata capacità d’apprendimento e prevenendo le inevitabili etopatie conseguenti ad errata conduzione del management, potrebbe portare ad un contenimento nelle notevoli spese necessarie per la gestione di questi animali. Implementare cambiamenti nella tipologia di management, partendo dalla considerazione che il miglior ambiente per un animale domestico è quello che riesce a soddisfare nel miglior modo possibile le sue esigenze etologiche, soprattutto nei primi anni di vita, può migliorare la qualità dei puledri prodotti, aumentando anche la lunghezza della loro carriera atletica.
Concepire il design dei ricoveri sulla base delle necessità comportamentali e fisiologiche dei cavalli, garantire formazione e consapevolezza per il personale di scuderia, regolare i tempi ed i modi di lavoro alla fisiologia equina, rappresentano scelte che permettono di gestire la reattività e la curiosità tipiche di specie e consentono di ottenere soggetti equilibrati, sensibili ma non suscettibili, sempre in accordo e con un buon impulso. Una gestione del management che possa integrare criteri di comunicazione naturale e di modellaggio comportamentale, appare più aderente alle caratteristiche di sensibilità, reattività e socialità del cavallo.
Quindi l’ambiente è il fattore che più direttamente può limitare o mortificare lo sviluppo del “livello operante” necessario per l’espressione delle capacità cognitive degli equidi: se l’ambiente presenta delle caratteristiche tali da assecondare o favorirne l’espressione, l’animale si troverà in armonia con esso, svilupperà un corretto comportamento sociale preparatorio all’addestramento ed alle future performance, dove agli animali è richiesto di perfezionare la naturale abilità a formare associazioni, tra un più ampio range di stimoli.
Le esperienze negative, soprattutto se protratte nel tempo, si traducono in un cavallo diffidente ed insicuro, le cui naturali soluzioni di fuga o d’aggressività in risposta alla paura, saranno esaltate da condizioni di management durevolmente coercitive.
Con questo non si vuole affermare la necessità di annullare tutte le possibili fonti d’esperienze negative, in quanto, oltre ad essere operativamente non realistica, esse sono comunque importanti per ottenere un’equilibrata e completa conoscenza dell’ambiente: è importante invece, saper prevedere gli effetti dell’ambiente sociale sullo sviluppo sia comportamentale che fisico soprattutto dei giovani cavalli e le conseguenze circa la loro destinazione d’uso.
Può anche risultare propedeutico abituare l’animale a periodi d’isolamento, per prepararlo ad esperienze che sicuramente si troverà ad affrontare nel corso della vita, in occasione ad esempio del semplice addestramento che prevede separazione dal gruppo ed interazione con l’uomo. Le esperienze positive facilitano le interazioni e l'apprendimento. E’ stato dimostrato come puledri neonati, ampiamente manipolati, superano facilmente la paura verso nuovi stimoli e mostrano molto più indipendenza dalla madre e maggiore tendenza esplorativa, rispetto a puledri non manipolati.
L’imitazione ed il gioco sono per il cavallo potenti mezzi di apprendimento. È risaputo che nell’addestramento di base, durante la fase di estinzione delle risposte antipredatorie innate (evitamento e fuga), ma anche nell’educazione a movimenti più complessi e ad esercizi impegnativi, la contemporanea presenza di consimili più anziani, docili o comunque più edotti, induce calma e una corretta imitazione in risposta ai nuovi stimoli somministrati nelle varie fasi delle sessioni addestrative. Quale animale neofobico, la scoperta di nuovi stimoli in presenza di altri cavalli calmi e tranquilli, predispone all’approccio coerente.
I puledri in box singolo mostrano più interesse al contatto con l’uomo e sono avvicinati più facilmente, rispetto a puledri mantenuti in gruppo, ma questo non deve essere frainteso, nel senso che l’effetto dell’isolamento, può mascherare altri effetti. Infatti il tipo di contatto che di solito si ottiene, riguarda soprattutto comportamenti sociali di gioco (calciare e mordere), atteggiamenti non utili in fase di addestramento, che sembrano mitigarsi in condizioni sociali ottimali, dove le interazioni tra gli individui sono già formative di per sé, in quanto preparatorie ai segnali utilizzati in seguito da un addestratore competente.
Da questa breve e parziale rassegna dei possibili effetti negativi di un management improprio, emerge la necessità ottimizzare le limitate risorse concesse dalla domesticazione, attraverso l’arricchimento sensoriale.
È stato dimostrato che l'arricchimento sensoriale influenza il repertorio comportamentale di molte specie animali. Per esempio suini in un ambiente arricchito, hanno mostrato diversi modelli di comportamento rispetto a conspecifici detenuti in ambiente sterile, sia in ambiente domestico che in un luogo nuovo. Ciò indica che l'arricchimento sensoriale potrebbe stimolare gli animali a migliorare le loro capacità di far fronte ai cambiamenti e nel lungo termine, migliorare il loro benessere.
Vi sono chiare indicazioni scientifiche che i comportamenti aberranti possano essere prevenuti da sistemi di allevamento che provvedano ad estensivizzare il più possibile i contatti sociali tra cavalli e le loro naturali attività.
Affinché l’arricchimento sensoriale sia efficace deve essere significativo per l'animale, vale a dire che se l'animale non si dimostra coinvolto nelle esperienze cognitive indotte da un più elevato livello operante, è improbabile che esso possa risultargli stimolante.
Gli studi e le indagini relativi all’ideazione di ricoveri innovativi, alle dimensioni dei paddock o alla combinazione/rotazione di periodi di isolamento con periodi di interazione sociale, indicano che la progettazione dei ricoveri con tramezzi divisori in grigliato di ferro tra box contigui permettono il contatto, pur se limitato, visivo, acustico e olfattivo tra gli individui e con l’ambiente circostante, così come idonei sistemi di alimentazione all’esterno consentono corrette posture di alimentazione.
Attualmente sta emergendo la tendenza all’approccio etologico, in cui la gestione dell’alimentazione ed i ricoveri sono supportati da tecnologia computerizzata, nel cosiddetto “social-locomotion stables” o sistema “multi-room-group-stabling”.
Le scelte tecniche di costruzione e gestione d’allevamento, devono essere improntate ai fini dell’eliminazione della monotonia dell’ambiente di stabulazione e garantire l’optimum del “livello operante” necessario, per assicurare l’acquisizione del bagaglio esperienziale individuale.
Ben si comprende come un ambiente consono alle caratteristiche di plasticità comportamentale del puledro, agendo positivamente sul livello operante, consente di garantire quella tonicità reattiva tanto invocata dagli ippologi classici.
L’obiettivo di garantire, attraverso condizioni infrastrutturali e strutturali ottimali, l’arricchimento sensoriale ed il livello operante significa adeguare gli spazi vitali concessi al cavallo alle sue esigenze etologiche, favorire l’interazione sociale, agevolare l’attività cinetica, rendere possibile l’attività pascolativa.
La possibilità di gestire la reattività e la curiosità tipiche della specie, fare della fiducia e del rispetto un sistema di interazione interspecifico, il riconoscimento delle prerogative etologiche del cavallo, necessitano di infrastrutture di allevamento “a misura” di cavallo, ecologicamente sostenibili.