In data odierna Horse Angels ha chiesto alla procura federale della FISE di riconsiderare l'animalicidio di Gina per il disciplinare nei confronti del cavaliere che la uccise, anche considerato che l'uomo è stato condannato a 6 mesi di carcere (pena sospesa) dal Tribunale di Rimini per lo stesso reato nel 2021.

Ci sono precedenti. Sono stati radiati il tecnico di dressage Paolo Margi per la morte di Flambo (link). E il tecnico di equitazione americana Alessandro Mulato per la morte di May's Windy (link).

Perché la morte di Gina, avvenuta all'interno di un circolo ippico, durante un concorso FISE, a San Giovanni in Marignano nel 2014, dovrebbe valere meno della morte di Flambo e May's Windy al fine di un trattamento disciplinare in diritto sportivo?

Va ricordato l'art. 20 comma 2 del dgls 36/21 sulla Riforma dello Sport che riconosce gli animali sportivi come soggetti di diritto nello sport, primo di tutti quello di non essere maltrattati, tanto meno uccisi, vietando agli atleti umani che abbiano riportato condanne in via definitiva per i reati previsti e puniti dalle disposizioni di cui al Libro II, Titolo IX bis, del codice penale (delitti contro il sentimento per gli animali), e dall'articolo 727 del codice penale e per le violazioni previste dall'ordinamento sportivo, la partecipazione alle manifestazioni sportive sotto l'egida del CONI. E' vero che Gina non è un "cavallo atleta", ma la sua uccisione è avvenuta durante una manifestazione sotto l'egida della FISE.

Tutto ciò premesso, cosa devono pensare i migliaia di appassionati, leggendo sul sito della FISE nella sezione di giustizia, che un cavaliere che si è macchiato di reati insopportabili per il Codice di Comportamento Sportivo, come l'uccisione barbara, la cagnolina è stata arsa viva, di un animale d'affezione durante un concorso di sport equestri, attualmente non risulti né sospeso, né radiato?

 

Come minimo la procura federale è chiamata a fare indagini sullo stato del procedimento penale nei confronti dell'uccisione di GINA e, anche qualora il reato fosse in prescrizione, perché la giustizia italiana è sempre troppo lenta nei confronti dei reati sugli animali, va fatto presente che la prescrizione non significa affatto assoluzione, allorché il reato è sufficientemente provato (Cifr. Cassazione Pen. Sez. UU sent. n. 35490 del 28/05/2009 Rv. 244275).

Da aggiornare con l'esito dell'istanza.